A volte qualcuno mi chiede un consiglio
di scrittura. Io non ne do mai, ma riporto il migliore che io stessa
abbia mai ricevuto:
Non tutto ciò che
scrivi merita di essere pubblicato.
Me lo disse Beatrice Masini un paio di
anni fa. Lei era direttrice Rizzoli ragazzi, e avevo da poco
pubblicato per questa casa editrice Di me diranno che ho ucciso un
angelo. Mi ricordo che parlai
con Beatrice e le chiesi: “Ora ho esordito. Il romanzo sta andando
bene. E adesso?”
Le parlai poi di
alcuni progetti che avevo in testa, di cose che volevo scrivere, che
stavo già scrivendo.
Dopo avermi
ascoltato e fatto delle osservazioni, disse quella frase come se la
buttasse lì per caso.
Ma era, è ancora,
fondamentale.
È fondamentale
perché la scrittura è un divertimento, un'ossessione, una
necessità. Ma ciò di cui lo scrittore ha bisogno non
necessariamente può essere significativo per il pubblico.
Dunque
scrivetevi un post
it
e appendetelo allo schermo del computer: “Non tutto ciò che scrivi
merita di essere pubblicato”. Che si può tradurre con “Non si
può pubblicare qualsiasi cosa solo perché è stata scritta.”
Parlando
di me, ci sono, infatti, dei romanzi che scrivo per sviluppare dei
temi importanti solo per me,
che mi aiutano a superare momenti di crisi, a fare chiarezza in un
periodo difficile, o anche solo a divertirmi o a svagarmi un po'. Ma
tutto questo per un'altra persona non avrà nessun significato.
Ricordate
l'immortale Borges,
nella Ricerca di Averroè?
“L'immagine che un solo uomo
può formare non tocca nessuno.” Cioè, la poesia vive di immagini
universali; le piccole singole verità, per quanto vere, non possono
essere edite, perché giovano solo a chi le crea, e a nessun altro.
Facciamo un
passo avanti, e parliamo di stile.
Lo stile è qualcosa che si forma attraverso anni di profonde e
meditate letture, e spesso attraverso tante prove di scrittura.
Difficile che il primo romanzo che scriviamo sia anche quello che
vedrà la luce.
In
altre parole, ci sono romanzi che sono, e devono restare, delle prove
di scrittura, degli esercizi di stile.
Qualcosa che produciamo per migliorarci, per imparare a gestire i
personaggi, a dosare con sapienza sequenze narrative, dialogiche,
descrittive, eccetera eccetera.
Certo, alcuni esercizi fortunati, alla fine, riescono bene e meritano
la pubblicazione (solo dopo essere stati cambiati profondamente
rispetto alla prima stesura), ma per la maggior parte un esercizio è
un esercizio, e ciò che si è imparato a padroneggiare nel romanzo A
potrà essere applicato con successo nel romanzo B.
Ecco,
questo è il mio consiglio, che poi non è neanche mio, ma di una
delle maggiori esperte di editoria in Italia.
Se fossi in voi, lo seguirei. Io ci sto provando, anche se è la cosa più
difficile del mestiere di scribacchina.