lunedì 30 marzo 2015

Voglio un mondo pieno di Elena Ferrante


"Mi pentii, mi beai del mio pentimento, del romanzo in cui mi sentivo immersa."
(E. Ferrante, L'amica geniale)

Nelle ultime tre settimane ho scoperto Elena Ferrante. Ho divorato i primi tre volumi della serie L'amica geniale e adesso sto prendendo d'assalto l'ultimo. Non vedo l'ora di finire questo post per tornare a leggere.


La serie, edita in Italia da e/o

Di solito mi tengo lontana dalle autrici o dagli autori troppo chiacchierati, ma d'altra parte ci vuole ispirazione per leggere, non solo per scrivere, e quando un libro chiama è impossibile ignorarlo.
Così ho iniziato l'Amica geniale, primo volume di una tetralogia che prende l'avvio a Napoli e poi prende il volo e va lontano, insieme alla fama di Ferrante, la quale negli anni è diventata sempre più popolare. Forse la sua notorietà è stata arricchita anche da un fatto insolito: non sappiamo chi si nasconda dietro questo nome. La sua discrezione ha scatenato una certa curiosità, morbosità (tutta italiana?) e addirittura una sorta di caccia alla strega.
Io, invece, per lei ho un messaggio: la prego, non si sveli mai.


[Attenzione: spoiler per chi non ha letto i primi tre libri]

La forza dell'Amica geniale, infatti, oltre che nello stile dell'autrice, sta nel fatto che narri una storia calata in un tempo e in uno spazio preciso, eppure che tende all'universale. A tutte capita di avere un'amica-nemica, di innamorarsi di un ragazzo che sceglie un'altra, di provare una passione bruciante che si trasforma in risata amara, di amare i libri e le parole al punto di vedere in essi l'unico strumento di emancipazione e salvezza. Così mi sono ritrovata in Elena Greco, che comprende da giovane la forza della scrittura e che, come me, pubblica il primo romanzo poco dopo i vent'anni. Ho trovato me in Elena e a volte anche in Lila, in Carmen, addirittura in Nino. Il fascino della lettura, allora, sta nel ritrovare se stessi tra le pagine e nel poterlo farlo tanto più che dall'altra parte c'è qualcuno di impalpabile.
Leggere può essere il piacere (quasi infantile) dello scomparire nei personaggi altrui. Che meraviglia sentirsi svanire in un'esplosione ordinata di parole, come quelle di Ferrante, così potenti ma mai fuori posto. Così piene e intense tanto più lei, Ferrante, sembra fatta di sola carta.
Mi sono detto: la smarginatura, il dissolversi dei contorni di persone e cose che tanto terrorizza Lila, è dunque possibile, è l'abbattimento dei confini dell'io, ma all'interno dei contorni precisi della parola stampata. Ed è sorprendentemente bellissima.
Insomma, questa esperienza mi ha drogato. Adesso ne voglio di più, voglio rileggere, voglio scrivere ancora su questo argomento, voglio ragionarci io stessa come scrittrice. Ma soprattutto voglio un mondo pieno di Elena Ferrante.

venerdì 20 marzo 2015

Cose che dimentico


Non siamo davvero partiti finché non torniamo a casa.
(Terry Pratchett)

Possiamo andare lontano e misurare la nostra identità in termini di chilometri percorsi, senza mai voltarci indietro.
Oppure possiamo restare a casa e leggerci ogni giorno negli occhi delle persone che ci sono care, finendo per credere che quello sguardo siamo davvero noi.
Ma nessuno di questi due modi è completo e io non saprò mai chi sono se non vado via e se non torno.



Questi primi due mesi d'Erasmus sono stati una danza di nuove persone, situazioni, colori e luoghi, e io mi sono scoperta, a volte, in parole straniere. Ma tutto questo ha preso più forza solo quando sono tornata, lunedì, per qualche giorno in Italia per rivedere la famiglia e i vecchi amici.
Trovare mamma e papà che sono ancora loro (mia madre e la sua ironia luminosa; mio padre sempre nei suoi maglioncini blu), i cuginetti che sono cresciuti, ma i nonni non sono più vecchi di ieri.
Ritrovare anche gli amici al solito pub, tutti diversi e uguali: tanto per cominciare, in perenne ritardo! (Questo proprio non cambia!). E che piacere quando, nelle loro nuove battute, nei nuovi scherzi e sciocchezze, riscopro il loro solito modo di ridere, le risate che ricordavo. 

Forse è per questo che nei miei libri, come in tanti, tanti altri libri, due sono le situazioni ricorrenti: andata e ritorno. Riaffiorano sempre; non importa che cosa io scriva, ma questo filo rosso lega tutto ciò che scrivo, anche se spesso non me ne rendo conto.

Sono cose che dimentico.

martedì 10 marzo 2015

Piccola magia


"Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno."
J. K. Rowling
Foto presa da StoccolmaDiscovery

Sto scrivendo una storia, ambientata a Stoccolma, che ha per protagonisti due bambini, lei bionda e lui moro. Oggi, mentre ero sull'autobus, guardando fuori dal finestrino li ho visti, proprio loro: una bimba bionda e un bimbo moro che passeggiavano tenendosi per mano. Sembravano usciti dalla mia fantasia.
Poi il pullman ha proseguito il suo viaggio e i bimbi sono scomparsi. Ma c'erano. Certo questa città ha qualcosa di magico, dove i confini sfumano e la realtà si veste di fiaba. Non serve afferrare la magia. Basta intravederla per un istante perché il senso di tutto sia più chiaro, più luminoso.