venerdì 30 gennaio 2015

Una vita da lettrice


Cari lettori, eccomi! Sono stata per un po' lontana da questi lidi perché la vita di studentessa Erasmus mi ha assorbito. Ritorno perché un un corso che frequento qui all'Università di Stoccolma mi ha dato l'idea per questo post. Si tratta del Corso di scrittura creativa in inglese tenuto dal grande prof. Adnan Mahmutovic.
Una delle prime richieste è stata: illustra il tuo percorso fino ad ora.
Così mi sono immersa in un breve viaggio all'indietro tra storie lette e immaginate.
E vorrei condividerlo con voi.


Ho iniziato a scrivere quando avevo undici anni. All'epoca, avevo disegnato un pirata a bordo di una nave, e mi venne voglia di raccontare la sua storia. Il piacere stava nello scoprire che cosa sarebbe accaduto dopo. Scrivevo di getto, senza pianificazione, infilando parola dopo parola e capitolo dopo capitolo.

Con gli anni è cambiato il mio approccio alla scrittura perché è cambiato quello alla lettura. Alla lettura per divertimento è subentrata la lettura per necessità. Con l'adolescenza ho cominciato a leggere per capire qualcosa di me stessa, per riflettere in modo più profondo e costruttivo sulle cose. La mia scrittura si è modificata di conseguenza e sono passata dal narrare avventure in luoghi immaginari al raccontare il mio mondo interiore.

Così è nato il mio primo romanzo, Di me diranno che ho ucciso un angelo, scritto quando avevo sedici anni e revisionato, riscritto, risistemato a lungo finché nel 2013 non è stato pubblicato da Rizzoli.

In quel periodo ho ampliato le mie letture. Ho scoperto i classici dell'800 e del '900. Amo soprattutto, di questi periodi, la letteratura italiana, inglese e russa. Tolstoj per la capacità di dipingere i sentimenti e i movimenti dell'animo umano; Bulgakov per l'intelligenza e la follia; Wilde per lo stile vibrante e intenso e la stupenda capacità di cesellare frasi; Hemingway perché centra l'essenza delle cose. Virginia Woolf sopra tutti. Amo il suo stile, preciso e profondo, fluido. Ha la sua capacità di essere lucida e di essere al tempo stesso piena di echi e svolte inaspettate.

Tra gli autori italiani, i miei preferiti sono di sicuro Elsa Morante e Italo Calvino. La prima perché i suoi romanzi, soprattutto L'isola di Arturo, sanno essere pieni al tempo stesso di grazia e di tragedia. Calvino è un maestro nel creare ingranaggi che funzionano alla perfezione. I suoi libri non sono pageturners, ma ciò che affascina è il ragionamento che sta dietro a ogni romanzo. Mi piacciono i libri che riflettono la realtà e cercano di penetrarvi.

Certo, a volte anche io amo perdermi in una bella storia, farmi affascinare da personaggi, luoghi, situazioni. Dall'intreccio e dalla voglia di sapere come va a finire. A questo proposito, ammiro autori come Ian McEwan e Umberto Eco che sanno coniugare uno stile impeccabile e un freddo ragionamento alla capacità di creare storie irresistibili. Come dice lo stesso Ian McEwan, nessun autore, neanche il più freddo e cerebrale, resiste alla tentazione di lasciarsi trasportare da una storia piacevole.

Emma Watson
Forse per questo ho scoperto, o meglio riscoperto, i racconti per ragazzi e soprattutto le fiabe. Negli ultimi anni ho riletto con un occhio diverso i romanzi che mi avevano incantato da bambina. L'isola del tesoro, Peter Pan, Alice nel Paese delle Meraviglie, Momo, La Storia Infinita, Il Piccolo Principe, e molti altri. La lettura da una diversa ottica è stata possibile dopo alcuni interessanti saggi, come quelli di Propp e Bettelheim, che analizzano il significato psicologico e antropologico delle fiabe. Ho scoperto così un altro mondo, non meno complicato rispetto alle storie “per adulti”, ma solamente con un linguaggio diverso. 

Questo linguaggio, questo “codice di interpretazione” mi ha affascinato a tal punto che ora scrivo soprattutto racconti fiabeschi, uno dei quali, come sapete, è stato pubblicato sul "Corriere della Sera", e sto lavorando a un altro romanzo per bambini che ha già suscitato l'interesse di Rizzoli.

Ma non vorrei fossilizzarmi su un genere e su un target. Come scrittrice mi piace sperimentare, cambiare e aggiornarmi. Non vedo l'ora di scoprire quale sarà la prossima forma che le mie parole assumeranno.

mercoledì 21 gennaio 2015

Stoccolma


Dove stai andando? Butta via la cartina! Perché vuoi sapere a tutti i costi dove ti trovi in questo momento? [...] Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.
(Tiziano Scarpa)

Chiamano Stoccolma "la Venezia del Nord", ma queste città in comune hanno una sola cosa: è bello perdercisi.
Venezia è un'antica signora agghindata di vicoli e scorciatoie segrete. Le strade sono minute e contorte, i canali sottili. Ti lascia addosso un puzzo di marcio e di malinconia.
Stoccolma è maestosa e sfuggente. Sarà che sono solo un paio di giorni che sto qui; eppure penso che se anche vivessi qui tutta la vita, ci sarebbe sempre qualcosa di Stoccolma che non riesco ad afferrare del tutto. Questa è una donna ritrosa e sofisticata, dai capelli tinti di neve. Ti lasci cullare da lei senza riuscire a capirla. Ti piace smarrirti tra le isole dei suoi pensieri.


giovedì 15 gennaio 2015

Ti ho amato e ti dico addio


Mi hai dato parole e storie
e un bicchiere robusto e profondo
per poterci raccogliere dentro le grida e il dolore del mondo. 
(Modena City Ramblers, Coi piedi per terra)

Ti dico addio.
È stata una storia lunga, la nostra - quattro anni, quasi cinque, non sono pochi, e bastano per essere indimenticabili.
Sarà difficile salutarti per sempre, perché con te ho imparato ad amare. Con te ho vissuto i miei anni più strani e belli. Con te ho imparato che a volte ci si può sentire immortali, ma che l'eternità è spesso solitudine.

E ora, che devo andare via,  so già che mi mancherai.
Mi mancherai da morire, tu. Tu, il tuo essere così imprevedibile e vivace. Tu, e quella tua bellezza fatta di quotidianità e assurdità.
Tu, la tua nebbia e le tue zanzare,
tu maledetta,
maledettissima
Pavia.
Vostra malinconica
Tramonto a Pavia







mentre dico tristemente addio a Pavia,
città in cui ho vissuto per quattro anni, quasi cinque.


sabato 10 gennaio 2015

Disavventure di una scribacchina #3
Scribacchina distratta



Da un anno a questa parte me ne succedono di tutti i colori.
Così, mentre raccontavo le mie strane esperienze quotidiane alle mie coinquiline, loro mi hanno dato questo consiglio: dovresti farne una rubrica sul blog.
Ed ecco che nasce Disavventure di una scribacchina, che raccoglie tutte le assurdità che la gente mi racconta o mi scrive su Facebook, e tutti i guai che combino per conto mio.

Ok, questa mi è successa mesi fa, ma allora non avevo ancora creato questa rubrica. Spero che mi perdonerete, e spero anche di strapparvi un sorriso


In biblioteca.
Consegno la tessera e la bibliotecaria, leggendo il nome, esclama: "Oh! Ma lei è la scrittrice!".
E io, tutta contenta: "Be', sì..."
Segue un breve dialogo sul libro che ho in cantiere, poi la bibliotecaria prova a registrare il volume che vorrei prendere, ma fa una faccia perplessa e dice: "Mi dispiace, ma ci risulta che lei abbia ancora un libro scaduto."
(Ecco, brava, Agave. Fatti riconoscere come la scrittrice che si dimentica di riconsegnare i libri in biblioteca!)

La vostra distrattissima

sabato 3 gennaio 2015

Di me diranno che ho ucciso un angelo.
Recensione di William Amighetti


Buongiorno, cari lettori! Torna la rubrica dove, come sapete, vi segnalo di volta in volta le recensioni che il mio romanzo ha ricevuto, postando qui poche frasi significative, e rimandando ai rispettivi blog o siti per la recensione completa.

Oggi ringrazio William Amighetti
che scrive per Valseriana News.

Un estratto:

"Sembra che i messaggi racchiusi in 'Narciso' di Hesse, nel 'Piccolo principe' o nella produzione fiabesca di Andersen siano racchiusi in questo piccolo libro scritto con capacità davvero inusuale per un'autrice alla sua prima opera. Se state compilando la lista dei regali da fare il prossimo Natale, ecco, segnatevi su di un post-it questo titolo. Vale la pena."

Potete leggere la recensione completa qui:

 

venerdì 2 gennaio 2015

Lanterne, strada, sogni


Perché il giudizio universale
non passa per le case,
le case dove noi ci nascondiamo,
bisogna ritornare nella strada,
nella strada per conoscere chi siamo.
(G. Gaber, C'è solo la strada)

Questo, mentre faccio i preparativi per l'Erasmus, è il mio primo pensiero dell'anno nuovo.
Mi è venuto in mente a Capodanno, che ho trascorso nel modo che preferisco: con il mio Pirata, con alcuni amici vecchi e con altri nuovi. Siamo stati in casa, tutti a tavola uniti da una cena fenomenale (grazie, Beatrice!), da chiacchiere e discussioni un po' brille. E poi il tanto amato-odiato conto alla
rovescia, i botti e... una nostra tradizione. Le lanterne fluttuanti, quelle fatte di carta velina, fil di ferro e un combustibile che dovrebbe essere illegale. Mentre il mio Pirata cercava di accenderla, un dito ha rischiato di congelarglisi e un altro di prendere fuoco, ma è stato una bellezza quando la lanterna, gonfia gonfia, si è sollevata in cielo e si è confusa tra le stelle.
E io ho pensato a me e al Pirata che, tra qualche settimana, andremo ognuno per la propria strada: io in Erasmus a Stoccolma, lui a Copenaghen. L'immagine che ho del futuro è confusa ma eccitante. Non vedo l'ora di partire.
C'è chi pensa che l'uomo saggio è colui che sa trovare se stesso senza spostarsi dal giardino di casa, ma non posso fare a meno di credere che il coraggio di partire sia essenziale. Chissà che cosa ha provato quella lanterna quando l'abbiamo lasciata andare nel cielo. Mi piace pensare che si sentisse molto triste e oppressa prima, nella sua confezione di plastica, e che poi, quando è volata via, si sia sentita finalmente libera di essere se stessa.
Solo sulla nostra strada possiamo capire chi siamo e in questo 2015 vi auguro di riuscirci.

Buon anno!